Approvata alla Camera la Legge europea. La palla passa adesso al Senato. Abrogati i cinque decreti sui ricevitori per la tv analogica. Il 2015 sembra essere l’anno del DVBT2.
Approvata alla Camera la legge europea per il 2014 che ora passa al Senato.
Il testo, che recepisce nell’ordinamento italiano una serie di norme europee evitando le procedure di infrazione da parte ella Commissione Ue, contiene una serie di novità.
Ecco le novità per quanto riguarda il settore televisivo.
Le norme abrogano i cinque decreti ministeriali che hanno disciplinato nel tempo la commercializzazione in Italia degli apparecchi ricevitori per la televisione analogica.
Come si spiega nella Relazione tecnica, “l’esigenza di abrogare tale disciplina nasce dall’introduzione delle nuove tecnologie sul mercato dei ricevitori per televisione, dal completamento al 1° gennaio 2013 del passaggio alla radiodiffusione terrestre in tecnica digitale e dalla recente normativa di settore… Le innovazioni introdotte rendono necessario un aggiornamento e un riordino dello specifico quadro normativo e la conseguente abrogazione dei cinque decreti emanati in tempi in cui era presente la tecnica analogica”.
In particolare, vengono abrogati decreti ministeriali emanati dal 1978 al 1992 dall’allora esistente Ministero delle poste e delle telecomunicazioni.
Dalla Relazione tecnica emerge che con tali abrogazioni si rende anche possibile la libera circolazione dei ricevitori televisivi sul mercato ed elimina una situazione di incertezza per gli operatori, sollevati dall’obbligo di richiedere una certificazione di conformità dei prodotti.
Contestualmente c’è l’obbligo, a decorrere dal 2015, di inserire nei ricevitori televisivi non solo il sintonizzatore per lo standard digitale DVBT, ma anche la sua evoluzione DVBT2.
Pertanto da quest’anno la presenza di televisori dotati di sintonizzatore analogico sarà da considerarsi meramente residuale.
Diritti d’uso delle frequenze analogiche
il servizio di radiodiffusione sonora in onde medie (OM) analogico a modulazione di ampiezza (AM) è stato esercitato dal concessionario del servizio pubblico mediante gli impianti registrati presso l’Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT).
Negli ultimi anni la Rai ha iniziato a ridurre la propria presenza nel settore, lasciando in tal modo potenzialmente libere risorse di frequenze che potrebbero essere utilizzate dall’Italia per essere assegnate ad altri soggetti, secondo le regole stabilite dall’UIT e dagli accordi internazionali stipulati in tale contesto.
Tuttavia, il quadro normativo vigente non prevede la possibilità di assegnare nuove frequenze per la radiodiffusione in tale banda.
Pertanto, si è reso anche necessario provvedere con un intervento normativo che consenta questa possibilità e ne disciplini le modalità, anche al fine di evitare l’avvio di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia.
(Tratto da: Key4Biz)