Il commissario Agcom: “Non si deve guardare solo al prezzo di assegnazione ma anche alla corretta allocazione dello spettro e ai servizi che verranno forniti. Presto al via la consultazione per la banda 3.6-3.8 Ghz”
La valorizzazione di una risorsa finita, come lo spettro, deve essere orientata da un lato al principio dell’assegnazione efficiente (il bene deve andare nelle mani di chi lo valuta di più, perché chi più paga ha i maggiori incentivi a massimizzarne il valore), dall’altro agli obiettivi sociali delle politiche pubbliche (l’allocazione degli usi dello spettro deve essere finalizzata a realizzare determinate finalità, quali l’accesso a determinati servizi per il maggior numero di cittadini-utenti).
Nella storia delle spectrum policy non sempre l’accoppiata di assegnazione (tipologia di titolare) e allocazione (usi definiti per la risorsa frequenziale) è stata ottimale.
Il governo di questi trade-off nella politica regolatoria dello spettro è reso sempre più necessario in ragione della crescita esponenziale nell’uso della banda larga mobile.
La Commissione europea sta procedendo spedita all’armonizzazione e alla liberazione di risorse frequenziali nonché alla loro allocazione efficiente, in una prospettiva dinamica, nel tempo e negli usi. L’Italia è stata tra i primi paesi europei a liberare la banda 800 Mhz per gli operatori mobili, il primo dividendo dello switch off della televisione analogica. Ma altre frequenze sono in arrivo.
La ‘fame di spettro’ potrà trovare un parziale ristoro anche nella imminente disponibilità della Banda L per supplemental downlink. Agcom ha completato la consultazione e ha inviato al Mise i criteri ritenuti idonei per un’assegnazione efficiente, prevista entro la fine dell’anno dall’Ue.
L’Autorità ha inoltre approvato la consultazione relativa all’assegnazione e all’allocazione degli usi per la banda 3.6-3.8 Ghz, di imminente pubblicazione. Si tratta di risorse che possono essere impiegate tanto per LTE – LTE advanced che per Fixed wireless, secondo le indicazioni del Piano BUL per la copertura delle zone a bassa densità/copertura di banda larga. Una delle novità che saranno proposte in consultazione, potra’ consistere nell’accoppiare un meccanismo di beauty contest con la predisposizione di obblighi sociali, quali la connessione gratuita, per un certo periodo, alle istituzioni che il MISE individuerà in determinate aree (scuole, musei, siti turistici e così via).
Sarà più lungo il processo pensato per la liberazione della banda 700 Mhz che, in Europa, in Rapporto Lamy fissa al 2020, con facoltà agli stati di anticipare o posticipare di 2 anni tale data.
I processi di refarming – specie quelli che comportano una sostituzione tra operatori televisivi e operatori telefonici – sono lunghi e complessi. Sotto questo profilo, avere un tempo lungo permette una pianificazione ordinata e l’individuazione di misure idonee di compensazione, prima tra tutte quelle della compensazione ‘in natura’. In Italia – dove un processo di refarming analogo si è compiuto tra molte difficoltà in relazione allo switch off tra analogico e digitale – i tempi potrebbero essere meno rapidi di quelli osservati in altri Paesi.
È lecito inoltre chiedersi se davvero al Servizio pubblico servano 5 MUX, se la pay tv sul terrestre possa reggere la concorrenza con quella satellitare o in streaming ip, se l’emittenza locale possa sostenere sei volte tanti canali trasmetteva in analogico. Sotto il profilo del consumo di banda il passaggio all’HD e al DVBT2 sembrano compensarsi.
Appare quindi evidente che per il refarming del 700 e, successivamente, di altre porzioni della banda UHF, non esiste un problema attuale o prospettico di scarsità di banda per uso broadcast, ma solo un problema di percorso, di diritti acquisiti e di indennizzi, complicato da una normativa complessa e stratificata. <
Un ulteriore aiuto a semplificare il processo può venire da un operatore unico delle torri di dimensioni europee, non integrato verticalmente con i fornitori di contenuti e sottoposto a regolazione dell’accesso e dei prezzi. Un soggetto con tali caratteristiche oltre a realizzare sinergie, economie di scala e di scopo e a incoraggiare l’ingresso di nuovi operatori televisivi ai diversi livelli della filiera, può diventare il braccio operativo dei refarming che ci attendono, complicati anche dall’anomalia italiana nel comparto dell’industria del towering.
(Fonte: CorCom)
Molto interessante! Posso segnalarti questa intervista a Pietro Guerrieri, direttore generale di SES Astra Italia, sul futuro della tv italiana? https://www.youtube.com/watch?t=200&v=pxZg5u7lJiw